I Paesaggi

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Nello splendido comprensorio naturalistico che da Macerata a nord ed Ascoli Piceno a sud est si scioglie verso i confini umbri, si collocano i Monti SibilliniIl Parco è suddiviso in quattro versanti, secondo le caratteristiche che più contraddistinguono i luoghi che li compongono: il versante fiorito, il versante storico, il versante sacro e quello della magia. Quest'ultimo comprende i comuni del territorio di Ascoli Piceno, Amandola, Arquata del Tronto, Montefortino, Montegallo e Montemonaco. Le splendide asprezze fatte di gole profonde, valli glaciali e pareti rocciose sono state nei secoli denominate dalle popolazioni locali con i nomi più suggestivi: la Cima del Redentore, l'Ara della Regina, la Valle Santa, il Poggio Paradiso, la Gola dell'Infernaccio, il Pizzo del Diavolo, la Grotta del Diavolo o il Passo Cattivo.
Sommità dalla straordinaria bellezza, che vedono i primi contrafforti dei Monti Sibillini salire gradualmente e poi impennarsi nella catena che si alza in quota fino a 2.000 metri con numerose vette fra cui il Monte Rotondo (2102 m.), il Monte Bove (2169 m.), il Monte Priora (2332 m.), il Monte Sibilla (2173 m.), il Monte Porche (2233 m.) e il Monte Vettore (2474 m.), che rappresenta la cima più alta dell'intero Appennino umbro-marchigiano.
Sul versante orientale, invece, i Monti Sibillini si sciolgono in morbide colline alternate a valli selvagge. E a sud un'altra gola apre la strada verso il mare al fiume Aso, il cui bacino comprende il Piano della Gardosa e lo splendido Lago (naturale) di Pilato, circondato proprio dalle cime più alte.
Flora e fauna sono particolarmente ricche in tutto il territorio del Parco: boschi di roverelle, ornielli e faggi, pascoli con bellissime varietà di fiori, tra le quali la stella alpina dell'Appennino. La fauna offre un panorama sulle specie caratteristiche delle aree montane dell'Italia Centrale: lupi, gatti selvatici, istrici, caprioli, aquile reali, sparvieri, picchi e falconi pellegrini.

Parco Nazionale dei Monti Sibillini
Tel. 0737.972711 Fax 0737.972707
www.sibillini.net
Montemonaco
E' così chiamato perché, su questa altura, avevano trovato rifugio e solitudine i monaci benedettini, primi colonizzatori delle nostre zone montane. Verso la fine del secolo XIII i piccoli feudatari dei vari centri rurali si costituirono in libero comune e scelsero come capoluogo un punto centrale, facile da difendere, chiamato fin da allora "monte del monaco". A difesa della loro libertà i montemonachesi costruirono le massicce mura castellane, intervallate da robusti ed ampi torrioni. In seguito la sua storia si fonde alla storia degli altri comuni dello Stato Pontificio fino all'Unità d'Italia. È il capoluogo comunale posto a più alta quota della provincia, lungo l'asse spartiacque tra il Tesino e l'Aso; importante centro turistico e climatico, in estate ed in inverno.
 
Il castello
Il Castello nasce tra IX e X secolo come presidio benedettino e nei secoli è indispensabile per la protezione del centro abitato. La rocca, nella parte alta del borgo è ancora presente con resti delle mura e torri d'angolo, in pietra arenaria. Sono ancora visibili le feritoie anticamente usate a scopo difensivo.
Le chiese
La chiesa di S. Giorgio all'Isola (Località Cerqueto), sulle rive del fiume Aso, possedimento dei monaci farfensi (fino al 1586). Al suo interno sono conservati affreschi in stile bizantino del XII secolo caratterizzati da un'iconografia di stile orientale. La chiesa di S. Maria in Casalicchio (Frazione Tofe) del XIII secolo, antico santuario mariano, gotico nella struttura, che conserva al suo interno un bel gruppo ligneo e affreschi del XVI secolo;

Altre chiese degne di nota sono la chiesa di S. Giovanni Battista (XIV secolo), nella parte alta del paese, antica sede degli eremitani di S. Agostino. Vi sono custoditi una pala del XVI secolo e una lapide gotica con sopra scolpita la data 1391. La chiesa di S. Lorenzo ad tres rivos (Località Vallegrascia), sorta nel punto in cui due piccoli ruscelli si immettono in un terzo più grande, il Rio Cannavino.

La chiesa di S. Biagio (Frazione Isola S. Biagio), in stile romanico, che presenta al suo interno un affresco di scuola crivellesca e un crocefisso ligneo del XV secolo; la chiesa di S. Benedetto Abate, di antiche origini ma ricostruita nel XVI secolo (sul portale cuspidato, realizzato in tufo, è riportata la data 1546), è incorporata nelle mura cittadine, utilizzando un torrione come campanile; e infine le chiese di S. Michele Arcangelo (a un chilometro dal paese), chiesetta del XIV secolo, e di S. Bartolomeo (Frazione Foce), probabilmente sorta sulle rovine di un'antica abbadia.
Ascoli Piceno
Ascoli Piceno ha origini antichissime, il suo passato plurimillenario (esisteva prima di Roma) è tutto scritto nei resti, nelle testimonianze rimaste a sfidare i secoli, tuttora visibili e visitabili come le costruzioni delle Grotte dell’Annunziata per arrivare ai resti di un Tempio pagano inseriti nella chiesa di S. Gregorio, alla Porta Gemina (I sec. a. C. 7), al Ponte Augusteo (tuttora transitabile ed efficiente), al Teatro Romano e così via dicendo, fino ai giorni nostri. Perché la caratteristica di Ascoli Piceno è quella di essere un autentico museo all’aperto, che comprende gli stili delle varie epoche in tutto l'arco del Medio Evo fino al Rinascimento.
Il centro storico di Ascoli deve il suo aspetto così armonico e compatto al travertino che, fin dalle origini, è stato il materiale principale nella costruzione degli edifici: dalle semplici abitazioni ai palazzi del potere e a quelli signorili, alle chiese, alle pavimentazioni delle piazze, questa pietra, per duemila anni senza interruzione nello scorrere della storia e degli stili, ha costituito il tessuto urbano della città, rendendola unica e particolare.Ascoli Medioevale aveva ben duecento torri gentilizie, prima che Federico II nel 1242 ne facesse distruggere novanta. Oggi se ne possono rintracciare una cinquantina, anche se molte sono state ridimensionate ed inglobate nelle abitazioni e due trasformate in campanili di chiese.
Dalla Montagna al mare….
Lasciandosi alle spalle i monti sibillini verso Pedaso e attraverso il bel paesaggio collinare piceno, seguendo sempre la Valle dell'Aso, si arriva verso la costa adriatica: 60 km circa di distanza, rappresentano un piccolo viaggio alla scoperta di località turistiche balneari come Pedaso, Cupra Marittima, Grottammare e, proseguendo verso sud S. Benedetto del Tronto, città che sanno coniugare al meglio la bellezza del mare e delle proprie spiagge, con tranquillità e relax, vita al sole e all'aria aperta. Piacevoli paesaggi marini arricchiti da una rigogliosa vegetazione che tradizionalmente le caratterizza, con le tante palme, oleandri e le belle pinete. Ma anche la possibilità di scoprire affascinanti attrazioni storiche e culturali, quelle che caratterizzano i borghi storici, le parti alte delle località rivierasche, custodi di tradizioni e suggestive atmosfere. E naturalmente ottime opportunità per gustare pesce freschissimo direttamente negli stabilimenti balneari, nei ristoranti e nelle tipiche trattorie.
 

 

 

 

 

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